Donazioni e trapianti. “Task force itineranti per colmare i gap regionali”. Intervista al Direttore del Cnt Giuseppe Feltrin
E poi rafforzamento della comunicazione per “conquistare” le sacche di indecisi sul fronte nelle dichiarazioni di volontà alla donazione. Ed anche potenziamento delle attività di ricerca per “accreditare” sempre di più a livello scientifico il nostro paese nello scenario internazionale. Queste le coordinate da seguire, nel prossimo quinquennio, per potenziare il sistema trapianti indicate dal neo direttore del Centro Nazionale Trapianti e delineate in occasione della Giornata nazionale per la donazione di organi e tessuti.
Incrementare le attività di donazioni e trapianto accorciando anche i gap regionali grazie anche all’ausilio di una task-force itinerante. Rafforzare la comunicazione per “conquistare” le sacche di indecisi sul fronte nelle dichiarazioni di volontà alla donazione. E ancora, potenziare le attività di ricerca per “accreditare” sempre di più, a livello scientifico, il nostro paese nello scenario internazionale. Infine, rafforzare l’interazione con le società scientifiche e con le associazioni di volontariato.
Sono questi i quattro atout che il direttore generale del Centro nazionale trapianti Giuseppe Feltrin cala sul tavolo per rafforzare ulteriormente le già eccellenti performance del sistema di donazioni e trapianti italiano, forte anche della sua esperienza di cardiochirurgo e di coordinatore del Centro Regionale Trapianti del Veneto.
A un mese dalla sua nomina e in coincidenza con la giornata nazionale per la donazione di organi e tessuti, Quotidiano Sanità lo ha intervistato per capire quali sono le strategie che intende portare avanti nel prossimo quinquennio del suo mandato.
Direttore siamo a un mese dall’inizio del suo mandato, quali sono le strategie che intende mettere in atto?
Continuare a crescere sul fronte delle donazioni e delle attività di trapianto. Questo vuol dire potenziare ulteriormente le performance di chi va già bene, perché si può sempre fare meglio, ma soprattutto significa lavorare in quelle realtà dove ci sono ancora ampi margini di miglioramento. L’idea è quella di raccogliere le best practice e cercare trasferirle nelle Regioni che hanno bisogno del nostro aiuto portando avanti un lavoro personalizzato, direi ‘sartoriale’. Vogliamo istituire una task-force itinerante che vada nelle singole Regioni a dire ‘ho visto la tua organizzazione e ti suggerisco in base al mio know-how cosa potresti attuare per migliorare’. L’obiettivo è quindi supportare una personalizzazione dei principi di buona conduzione e degli aspetti organizzativi in armonia con le esigenze locali.
Se riusciamo ad avere il giusto endorsement e il giusto commitment da parte di tutti, quindi Regioni, Aziende e ovviamente dei professionisti che molto spesso hanno solo bisogno di essere messi nelle condizioni di poter lavorare meglio, possiamo raggiungere grandi risultati e anche invertire i trend di flusso extra-regione. Non dimentichiamo che la motivazione del professionista è un driver fondamentale e le
Regioni dove le attività trapiantologiche stanno crescendo, trascinano con sé anche le donazioni. Sono esempi che dobbiamo assolutamente sostenere e proteggere. Ecco perché è mia intenzione andare a conoscere le realtà aziendali e confrontarmi con i professionisti e con le istituzioni regionali. È fondamentale e questo è il mio background.
C’è sicuramente un gap regionale con cui fare i conti, i divari tra Nord e Sud purtroppo, numeri alla mano, ancora ci sono…
Guardiamo al bicchiere mezzo pieno e non quello mezzo vuoto. Le regioni del Sud sono cresciute molto e questo è sicuramente un buon abbrivio su cui agganciarci per cercare di rinforzare le reti locali. Ci sono realtà molto interessanti. Penso alla Campania, alla Puglia, alla Sicilia e anche alla Calabria, dove le performance stanno migliorando positivamente.
Oggi è la giornata nazionale per la donazione di organi, con il ministero della Salute lanciate una campagna di comunicazione negli uffici anagrafe dei Comuni.
Quanto è importante la comunicazione?
È fondamentale, soprattutto sono convinto che il consenso alla donazione sia strettamente proporzionale alla qualità dell’informazione. Ad oggi sono state raccolti circa 19 milioni di dichiarazioni di volontà alla donazione. C’è poi un 30% di opposizioni, che sono “fisiologiche”, ma soprattutto c’è quasi un 40% di persone che non si esprime. È qui che bisogna agire: dobbiamo cercare di capire il perché di questa indecisione. Forse non abbiamo comunicato adeguatamente con loro? Non hanno le informazioni di cui hanno bisogno per decidere rispetto alla donazione ?
Ecco perché stiamo lavorando, anche in collaborazione con ANCI, per raggiungere il più capillarmente possibile quanti non hanno deciso. È fondamentale che abbiano gli strumenti per avere un’idea chiara e che da questa maturi poi, un sì o un no alla donazione. In maniera consapevole.
Questo sul fronte della comunicazione, entrando invece nello specifico delle attività trapiantologiche, quali sono gli obiettivi da raggiungere?
Potenziare l’attività di donazione a cuore fermo. Lo scorso anno ha contato per circa il 9-10% di tutta l’attività di donazione realizzata. Le best practice internazionali ci sei insegnano che potremmo arrivare fino al 20-25%. C’è quindi una grande opportunità di sviluppo che deriva da un lato dall’incrementare l’attività già in essere e dall’altro dal cercare di aprire nuovi Centri di donazione che lavorino sulla donazione a cuore fermo. Questa attività poi ha una valenza peso, non solo in termini di outcome raggiungibili ma anche perché si aggancia al tema fondamentale del supporto alla ricerca.
Cosa vuol dire rafforzare la ricerca?
Il Cnt collabora con l’Iss la cui mission è la ricerca: vogliamo promuovere e sostenere la ricerca attraverso una serie di progetti nazionali e internazionali. La parola d’ordine è aumentare la nostra visibilità o meglio, come a me piace sottolineare, il nostro “accreditamento” scientifico. L’Italia ha già una grande visibilità a livello
internazionale ma vorrei che lavorassimo per raggiungere una posizione di leadership anche per quanto riguarda tutta l’area scientifica.
Le associazioni di volontariato svolgono un’azione importante è possibile immaginare nuovi spazi?
Vogliamo rafforzare l’interazione con le associazioni di volontariato che sostengono la donazione di organi, cellule e tessuti e con i diversi stakeholder del processo: dobbiamo fare network perché il lavoro sinergico paga. Ma non solo, iI Cnt rafforzerà il lavoro di collaborazione, che sarà sempre più stretta, con le grandi società scientifiche dei trapianti. La commistione di idee è strategica e porta sempre a risultati estremamente positivi.
Nel mondo medico abbiamo a disposizione tecnologie incredibili che consentono di realizzare cose fino a poco tempo immaginabili e ora con l’entrata in scena dell’intelligenza artificiale si aprono nuovi scenari. Che futuro possiamo immaginare per l’attività dei trapianti?
Diciamo che in questo caso il futuro è già presente. Stiamo portando in campo un progetto nazionale che prevede l’utilizzo dell’intelligenza artificiale in uno specifico setting trapiantologico. Vogliamo capire se siamo in grado di individuare, grazie all’AI, predittori di outcome del trapianto. Il nostro paese parte inoltre avvantaggiato: abbiamo una disponibilità di dati veramente importanti che ci consente di essere particolarmente competitivi.
Cosa fa la differenza nell’attività di trapianto?
Il coraggio che non è azzardo perché nasce dall’esperienza, dallo studio, dalla preparazione. Un coraggio che ti consente di fare un salto quantico.
Un’ultima domanda, non le manca la camera operatoria?
Molto, mi manca soprattutto l’emergenza. Porto però, nella mia esperienza attuale, il pragmatismo del cardiochirurgo e del chirurgo in generale. Ossia ragionare per soluzioni: ho un problema? Lo devo risolvere. Soprattutto, prevenire i problemi avendo quella visione d’insieme che ti consente di condurre processi senza portarli agli estremi.
Fonte: quotidianosanita.it