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Neuropatia. Condizione sottodiagnosticata e molto comune

Uno studio USA ha valutato la prevalenza di neuropatia in un campione di oltre 150 persone. Questa condizione - che provoca dolore e intorpidimento agli arti – è risultata molto diffusa e spesso associata a disfunzioni metaboliche. In particolare, i partecipanti allo studio con diagnosi di sindrome metabolica hanno fatto registrare una probabilità quattro volte maggiore di soffrire di neuropatia rispetto al resto del campione.

La neuropatia  una condizione che provoca dolore e intorpidimento ai piedi e alle mani e che può portare a cadute, infezioni e amputazioni – è una patologia molto comune, ma sottodiagnosticata. Questa evidenza emerge da uno studio pubblicato su Neurology da un team guidato da Melissa Elafros, dell’Università del Michigan di Ann Arbor.

Lo studio ha coinvolto 169 persone che avevano un’età media di 58 anni. La metà del campione soffriva di diabete, che può essere di per sé una causa di neuropatia. Inoltre, il 67% era affetto da sindrome metabolica associata a due o più tra le seguenti condizioni: ipertensione, ipertrigliceridemia, elevati livelli di glucosio e bassi livelli di colesterolo HDL nel sangue.

Il 73% dei partecipanti aveva la neuropatia. Al 75% di queste persone non era stata precedentemente diagnosticata la condizione e il 60% lamentava dolore. Delle persone con neuropatia, inoltre, il 74% presentava sindrome metabolica; la percentuale di questa sindrome si attestava al 54% tra quelli che non soffrivano di neuropatia. Dopo aver considerato altri fattori confondenti, i ricercatori hanno scoperto che le persone con sindrome metabolica avevano una probabilità quattro volte maggiore di soffrire di neuropatia rispetto al resto del campione.

“Più di un terzo delle persone con neuropatia ha dolore acuto e formicoli, sintomi che aumentano i tassi di depressione e riducono la qualità di vita”, sottolinea Melissa Elafros, “ Lo studio evidenzia l’urgente necessità di interventi che migliorino la diagnosi e la gestione di questa condizione, nonché l’importanza di gestire i fattori di rischio che possono portare a questa malattia”

Fonte: quotidianosanita.it

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