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Sofosbuvir/velpatasvir, efficace e sicuro anche nei trapiantati di fegato con HCV

I pazienti con genotipo da 1 a 4 dell'epatite C sottoposti a trapianto di fegato mostrano tassi significativamente elevati di risposta virologica sostenuta dopo il trattamento con sofosbuvir/velpatasvir per 12 settimane, indipendentemente dallo stato di cirrosi. E’ quanto emerge dai dati recentemente pubblicati su Journal of Hepatology.

Come sottolineano gli autori, nei pazienti riceventi trapianto di fegato infetti da HCV quasi sempre si verifica una recidiva dell’infezione.

"Entro 5 anni dal trapianto, la cirrosi correlata all'HCV si manifesta in circa il 30% dei pazienti con infezione cronica da HCV ricorrente ed è associata a un aumento dei tassi di perdita del trapianto e al decesso. Nel contesto dell'immunosoppressione post-trapianto, il tasso di fibrosi epatica è accelerato nei pazienti con infezione da HCV rispetto al periodo pre-trapianto", hanno scritto Kosh Agarwal, del Kings College Hospital, Regno Unito, e colleghi.

Lo studio comprendeva 79 pazienti con HCV sottoposti a trattamento post-trapianto con sofosbuvir/velpatasvir (SOF/VEL), inclusi 37 pazienti con genotipo 1, tre pazienti con genotipo 2, 35 pazienti con genotipo 3 e quattro pazienti con genotipo 4.

Inoltre, 14 pazienti hanno manifestato cirrosi e 47 pazienti sono stati sottoposti a trattamento con antivirali ad azione diretta, interferone o interferone peghilato con o senza ribavirina.
Il tasso complessivo di SVR era del 97%. Per genotipo, le percentuali erano del 96% per il genotipo 1, del 100% per il genotipo 2, del 97% per il genotipo 3 e del 100% per il genotipo 4.

Due pazienti hanno avuto una recidiva virologica e un paziente ha avuto un fallimento non virologico. Nessun paziente ha avuto un fallimento virologico durante il trattamento.
I ricercatori non hanno rilevato alcun effetto clinico significativo sulla risposta virologica sostenuta dopo sub-analisi per età, sesso, stato di cirrosi o esperienza di trattamento.

Dei 78 pazienti inclusi in una sottoanalisi di resistenza, il 92% dei pazienti con sostituzioni associate alla resistenza all’ NS5A al basale ha ottenuto SVR a 12 settimane compresi tutti e tre i pazienti con genotipo 3a e Y93H. I sei pazienti che hanno avuto sostituzioni associate alla resistenza NS5B al basale hanno raggiunto anche SVR.

Per quanto riguarda la sicurezza, un paziente con una storia di diabete ha interrotto il trattamento a causa di un evento avverso di iperglicemia. I restanti pazienti hanno completato il trattamento.
"Il trattamento con sofosbuvir/velpatasvir è stato ben tollerato senza episodi di rigetto e nessun aggiustamento all'immunosoppressione per gestire le sospette interazioni tra farmaci.

Questi risultati si sono verificati nell'assenza di restrizioni sulla concomitante terapia di immunosoppressione consentita in questo studio ", hanno evidenziato Agarwal e colleghi. "È importante sottolineare che non sono state evidenziate interazioni farmacologiche tra SOF/VEL e farmaci immunosoppressori. Queste caratteristiche rendono SOF/VEL adatto per soddisfare le esigenze mediche insoddisfatte dei pazienti trapiantati di fegato. "

Fonte: pharmastar.it

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