Steatoepatite non alcolica, un quinto dei pazienti sviluppa cirrosi entro quattro anni
Tra i pazienti statunitensi con steatoepatite non alcolica il 20% è progredito verso la cirrosi entro 4 anni, con il sesso femminile e lo stato di non fumatore associati a un rischio inferiore di progressione della malattia, secondo i risultati di uno studio presentato al congresso 2023 dell’European Association for the Study of the Liver (EASL).
La steatoepatite non alcolica (NASH) colpisce il 2% della popolazione adulta e la stima del tasso di progressione è essenziale per comprendere l’onere della malattia e fornire informazioni per i futuri progetti di studi clinici. Si stima che occorrono 7-14 anni per progredire a uno stadio di fibrosi e che la progressione dalla cirrosi compensata a quella scompensata raggiunga il 45% in 8 anni, hanno premesso gli autori.
«Una delle sfide è capire quale sia il tasso di progressione nel mondo reale, quindi al di fuori dei centri epatici terziari dove può esserci un bias di selezione per i pazienti» ha fatto presente nella sua relazione Philip Newsome, professore di epatologia presso l'Università di Birmingham. «Scopo di questo studio era cercare di comprendere meglio la storia naturale della steatoepatite non alcolica (NASH) negli Stati Uniti e identificare i fattori che potrebbero essere associati alla progressione».
Analisi dei dati di real life dal regisrteo TARGET-NASH
Utilizzando i dati della coorte osservazionale longitudinale TARGET-NASH su oltre 7.000 pazienti con steatosi epatica non alcolica, Newsome e colleghi hanno monitorato 1.843 adulti con NASH (stadio F2 o F3) o NASH cirrotica (compensata o scompensata) dal 2016 al 2021. Il follow-up medio era di 4 anni.
La stima della progressione della fibrosi nei pazienti con NAFLD/NASH è essenziale per comprendere il carico complessivo della malattia, il rischio di futura morbilità correlata al fegato e per informare i futuri progetti di studi clinici. I ricercatori hanno analizzato le caratteristiche demografiche e cliniche dei partecipanti e li hanno raggruppati in base a NASH non cirrotica in stadio da F2 a F3 (n = 703), cirrosi compensata con NASH in stadio F4 (n = 786), tutti i pazienti con cirrosi (n = 1.140) e cirrosi scompensata con NASH in stadio F4 (n = 354).
Gli endpoint di interesse includevano la mortalità per tutte le cause, il trapianto di fegato, la variazione del punteggio MELD >15 (Mayo End stage Liver Disease), il verificarsi di un nuovo evento di scompenso, cirrosi, carcinoma epatocellulare e tumori non epatocellulari. Per ogni gruppo è stato calcolato il tasso di incidenza per tutti gli esiti clinici. «Questo è il primo studio che valuta la progressione verso la cirrosi nel periodo di follow-up» ha osservato Newsome.
Il 20% dei pazienti con NASH progredisce verso la cirrosi entro quattro anni
L’analisi ha mostrato che il sesso femminile e una storia di non fumatore hanno ridotto la progressione verso la cirrosi negli individui con NASH da F2 a F3, mentre l'incipiente disfunzione sintetica del fegato e l'ipertensione recente erano collegate a tassi ridotti di scompenso epatico e morte tra i soggetti con cirrosi. Entro 4 anni il 20% dei pazienti è progredito verso la cirrosi e dal 30% al 50% dei soggetti con cirrosi ha scompensato o è deceduto.
La più alta incidenza di mortalità per tutte le cause è stata osservata nei pazienti con cirrosi scompensata.
«Questa importante analisi del mondo reale fornisce approfondimenti su come il monitoraggio della progressione della fibrosi e di altre conseguenze sulla salute nei pazienti con NASH possa prevedere gli esiti a lungo termine per questa grave malattia cronica» ha commentato Michael Fried, responsabile medico e co-fondatore di Target RWE (leader nella real world evidence), oltre che professore di medicina presso l'Università della Carolina del Nord a Chapel Hill.
«I dati del mondo reale del trial TARGET-NASH informano l'assistenza ai pazienti aiutando i fornitori a comprendere meglio il percorso del paziente e i rischi per la progressione della malattia, il che può aiutare a stratificare coloro che hanno più bisogno di cure» ha aggiunto. «Questi dati possono servire come un’importante base di riferimento rispetto alla quale giudicare l'impatto clinico a lungo termine delle terapie innovative che potrebbero diventare disponibili nel prossimo futuro».
Fonte: pharmastar.it